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La pandemia ha innescato una trasformazione digitale che ha reso necessario per le imprese essere presenti online in maniera costante e fornire ai propri clienti dei canali di vendita alternativi.
Qualcosa di imprevedibile? No, solo un processo già in essere, ma fortemente accelerato dalle circostanze. L’online è ormai diventato uno dei canali primari su cui puntare, specialmente quando si parla di vendite B2C (mirate, quindi, ai consumatori finali).

Ecco alcune statistiche raccolte da osservatori e studi internazionali, che aiutano a stabilire la portata complessiva di questo fenomeno:

  • Nel 2019, l’e-commerce B2C+B2B ha prodotto un fatturato globale di 15.751 miliardi di dollari. Il B2C ha rappresentato il 23% del totale, ovvero 3.535 miliardi di dollari (+ 20% rispetto all’anno precedente). I dati per il 2020 sono ancora in fasi di raccolta, ma le stime parlano di quasi 5.000 miliardi di dollari e i dati cumulativi prevedono un aumento del 276,9% delle vendite globali di e-commerce nei prossimi anni;
  • Nel 2020, il numero di acquirenti digitali è stato di circa di 2,05 miliardi e il numero dovrebbe ulteriormente aumentare nel 2021, fino a raggiungere i 2,14 miliardi. Ciò significa che una persona su quattro acquisterà online (il 26,28% dei 7,8 miliardi di persone nel mondo);
  • In Italia, i consumatori online sono circa 38 milioni (62% della popolazione) e si prevede che entro il 2023 raggiungeranno i 41 milioni; basti pensare che nel 2018 il valore del fatturato e-commerce in Italia è stato stimato in 41,5 miliardi di euro, con una crescita del 18% rispetto al 2017.

 

Tuttavia, è incredibile pensare che, nonostante la crescita del 12% su base annua, solo l’11% del valore totale delle vendite ad oggi avviene online: ciò significa che le potenzialità di crescita sono potenzialmente infinite e il margine di mercato da conquistare per le aziende che si approcciano al digitale è ancora molto ampio.

Per chi vuole orientarsi verso un B2C in forma digitale, mai momento è stato più favorevole, visto che l’emergenza Covid-19 ha dato un forte impulso a un fenomeno già in via di espansione. I canali e le modalità di vendita stanno esponenzialmente aumentando: i marketplace, il cui ruolo si è potenziato ulteriormente durante il 2020, ne sono un chiaro esempio e sono diventati fondamentali nella vendita al consumatore finale.
Secondo un sondaggio condotto sui consumatori nel 2018, quasi la metà (46,7%) di tutte le ricerche ha avuto inizio su marketplace come Amazon o eBay (rispetto al 35% di Google).
Inoltre, secondo BigCommerce, a partire dal secondo trimestre 2018, i venditori di terze parti sono diventati responsabili della maggior parte (51%) delle unità vendute su Amazon.

Dati che, da soli, bastano a convincere di quanto sia importante farsi trovare online e di quanto sia altrettanto importante la presenza sui marketplace.
Ma da cosa si deve il loro enorme potere? Perché i marketplace hanno questo grande vantaggio economico?
Perché il consumatore, fidandosi dei grossi brand, li percepisce sicuri e affidabili.
Perché forniscono un servizio alla portata di tutti, facile da utilizzare e riutilizzare.
Perché su uno stesso portale è possibile comparare più soluzioni, in termini di prodotto e prezzo.
Perché sono veloci nella consegna e offrono convenienti servizi di reso.
Perché, si sa: quando si trova bene, il consumatore cambia mal volentieri.
Se si vende online al cliente finale, è dunque impossibile prescindere dai marketplace.
Ma occorre “farlo bene” e utilizzare dei sistemi che velocizzino le operazioni, integrando prodotti e magazzini, garantendo la possibilità di gestire tutti i canali tramite un unico strumento.
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