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In un mondo globale e “integrato”, che unisce sempre più velocemente persone, sistemi, metodi, aziende provenienti da realtà diverse, anche l’universo della programmazione evolve a passi rapidi verso l’integrazione e l’interconnessione tra software e dispositivi diversi.

Basti osservare i grandi del mercato, che si muovono proprio in questa direzione: Google, un esempio per tutti, ha basato su questo sistema la sua intera strategia, con una suite dove ogni applicazione si collega all’altra, creando un’unica grande struttura.
La necessità di dialogo tra soluzioni diverse emerge anche con la crescita aziendale e l’esigenza di digitalizzazione. Imprese in fase di sviluppo, infatti, si trovano spesso all’interno di architetture informatiche preesistenti, magari progettate nel corso degli anni, che pur funzionando bene pagano il gap del progresso.

Se l’approccio classico del “rifare tutto daccapo” porta inevitabilmente a gravosi investimenti in termini di tempi e costi, l’approccio del futuro ha la sua parola d’ordine nel verbo “integrare”.
Ovvero, far dialogare soluzioni preesistenti con quelle in via di sviluppo, atte a colmare i gap presenti, creare flussi, comparare dati ed estendere le funzionalità di un sistema, arricchendo quello già presente con nuove soluzioni tecnologiche.
L’ottica è quella di aprirsi al mondo e consentire una vera e propria integrazione tra sistemi.
In questo modo, non è più necessario adattare processi aziendali consolidati alle regole imposte da un nuovo software o programma (con conseguente perdita di fondamentali asset aziendali); al contrario, sono le soluzioni di programmazione che si adattano a come l’azienda lavora e a quei processi che la contraddistinguono e che diventano sempre più dinamici.

Nella vita reale di un’azienda ci sarà infatti sempre più bisogno di applicazioni di natura diversa, che vanno a digitalizzare dei processi che prima erano statici: utilizzare software per programmare le attività dei dipendenti, gestire l’invio delle newsletter, strumenti per aggiornare i calendari condivisi, modificare file excel sul Cloud al manifestarsi di qualche evento e così via.
Pensare che ogni volta sia necessario sviluppare una applicazione ad hoc non è solo complesso e dispendioso…è pura fantascienza. Per questo, esiste oggi una tecnologia che viene in soccorso dei programmatori e delle aziende: quella delle API.
Le API, acronimo di Application Programming Interface (ossia Interfaccia di Programmazione delle Applicazioni), sono specifici protocolli con cui vengono realizzati e poi integrati software applicativi di varia natura.
Le API consentono a prodotti o servizi diversi di comunicare tra di loro, senza sapere o svelare come vengono implementati, semplificando così lo sviluppo delle app e consentendo un netto risparmio di tempo e di costi.

Grazie alle API è possibile:

  • sviluppare app native cloud, con lo scopo di collegare con facilità l’infrastruttura con altre già
    esistenti;
  • condividere i dati con utenti esterni, senza fornire informazioni sensibili;
  • semplificare l’integrazione di nuove applicazioni in un’architettura esistente;
  • promuovere la collaborazione tra aziende e programmi;
  • accelerare la velocità di sviluppo grazie al collegamento di un’architettura applicativa di  microservizi .

In pratica, la tecnologia delle API incentiva la crescita senza stravolgere il modo di fare azienda.

In questo frangente, un esempio di sistema in via di espansione è Zapier, che permette la connessione di software che si basano su API.
Piattaforme come Zapier, al quale Datasurf si integra, creano proprio collegamenti fra software di natura diversa, ma con un comune denominatore: l’utilizzo di API. Il ruolo di Zapier, utilizzato anche da Datasurf, acquista rilevanza fondamentale, perché permette il verificarsi di un’azione nel momento in cui ne accade un’altra: in via esemplificativa, sarà quindi possibile chiedere al software di inserire un contatto mail in un file o in una specifica sezione di un gestionale, nel momento in cui viene inserito un nuovo cliente in anagrafica; o collocare nella propria agenda digitale un appuntamento, nel momento in cui questo viene confermato all’interno di un altro programma.
Le potenzialità di questo tipo di sistemi? Infinite.
Non si tratta solo di quello che può esser fatto oggi; ma di ciò che si potrà arrivare a fare in un decennio, con uno sviluppo capillare di soluzioni on-cloud, progettate già per un’integrazione.
Immaginate un mondo interconnesso e moltiplicatelo per 1000.